Arte e cultura

Podere Jana, base ideale per mille diversi itinerari

Firenze - Piazza del Duomo

Uno scrigno ricco di tesori inestimabili, questa è la Toscana. Ed è qui, in una terra dal passato importante e fastoso, che trascorrerete la vostra vacanza indimenticabile ospiti del Podere Jana, un antico casale del XVI secolo che se vorrete potrà diventare la vostra base di partenza per numerosissime escursioni in regione. Gli spunti, in Toscana, sono infiniti: le sue città, vere e proprie perle universalmente considerate tali, rappresentano una gioia per gli occhi e un'occasione potenzialmente infinita di conoscenza. Lasciate a casa la fretta, siete in vacanza. Concedetevi il tempo che vi serve, e decidete a cosa dare priorità: sia che scegliate una città, sia che ne scegliate un'altra, tenete a mente che ognuna ha le sue gemme, senz'altro in grado di sorprendervi.

A cominciare dal capoluogo, Firenze: prima di cominciare la visita della città andate a guardare dall'alto le sue torri grigie di pietra emergere sul mare rosso dei tetti, fra le colline cosparse di ville, di cipressi e di ulivi. Poche volte la natura ha disposto uno scenario altrettanto incantevole per una città. Da Porta Romana salite alla Collina di Bellosguardo, poi a Piazzale Michelangelo.

Di qui, oltrepassata la scalinata di San Salvatore in Monte, salite a San Miniato, con la sua facciata a intarsi policromi; ben più che pura decorazione, qui è la stessa architettura che chiede aiuto al colore per continuare il suo discorso; la calma letizia di questa facciata anticipa il primo Rinascimento. Nell'interno, continua il calmo discorso dei marmi. A sinistra la Cappella del Crocifisso, di Michellozzo: a destra la bella tomba eretta dal Manetti per un cardinale portoghese. Nella sagrestia gli affreschi di Spinello Aretino, un piacevole petit maitre dell'ultimo Trecento. Scendete ora verso il Forte di Belvedere di fine Cinquecento, che ospita affreschi staccati, provenienti da vari luoghi toscani. Sotto di voi, il Giardino di Boboli. Imboccate via San Leonardo poetica e campestre, e per la rustica Porta San Giorgio, entrate in città dirigendovi verso il complesso monumentale costituito dal Battistero e dal Duomo.

Il Battistero (sec. XI) della stessa architettura schietta e lineare di San Miniato è il più antico edificio della città. L'interno è un elegante ottagono, sulla cui cupola sfavilla un mosaico veneziano. Ai due lati dell'altare, la impressionante Maddalena e una Tomba papale, di Donatello. Le porte di bronzo sono di epoche diverse; quella che guarda verso il Duomo, che Michelangelo chiamò “Porta del Paradiso”, è il capolavoro di Lorenzo Ghiberti (1378-1455). Di fronte, si erge il Duomo, Santa Maria del Fiore. La facciata è dell'Ottocento, ma l'interno avvince per la semplice solennità con cui lo spirito fiorentino applicò lo stile gotico. Anche Giotto lavorò alla costruzione della Chiesa, che fu compiuta dal genio del primo Rinascimento, il Brunelleschi, con la possente Cupola. Nel transetto una delle quattro Pietà scolpite da Michelangelo, la più drammaticamente eloquente, che l'artista aveva destinato alla sua tomba. Nella navata sinistra, i ritratti a fresco di Dante, dipinto da Domenico di Michelino e di due capitani degli eserciti fiorentini, l'inglese Hawkwood, di Paolo Uccello, e Niccolò da Tolentino, di Andrea del Castagno. Uscite per la porta in fondo alla chiesa, a destra; si coglierà la forte curvatura dell'abside e poi la preziosa mole del Campanile, disegnato da Giotto settantenne. Nel Museo dell'Opera del Duomo, importanti sculture, fra cui la Cantoria, con la sua fantasia di putti, e la realistica statua del Profeta Abacuc (che i fiorentini chiamano “Lo Zuccone”) di Donatello.

Per via de' Calzaioli, si raggiunge Orsanmichele, una chiesa salda come una fortezza. Sui fianchi, accanto alle trifore preziose, si allineano statue di Donatello, Nanni di Banco, del Ghiberti, del Verrocchio, del Gianbologna. La penombra dell'interno e dominata dal Tabernacolo, capolavoro di scultura minuta come oreficeria, di Andrea Orcagna (sec. XIV). Accanto a Orsanmichele, un bell'esempio di architettura civile del Medioevo, il Palazzo dell'arte della Lana. Di qui si raggiunge, con pochi passi, Piazza della Signoria, centro di dieci secoli di vita fiorentina. Qui il popolo festeggiò le ore liete e si accalcò nei tumulti, qui fu bruciato il Savonarola, qui gli artisti mostravano le opere appena create, qui si svolsero le feste, i cortei nuziali, le rappresentazioni teatrali dei Medici. Qui si giocano ancor oggi le partite di calcio in costume che rievocano i giochi della Firenze antica. Il Rinascimento, trovando questa piazza completa, dovette sfogarsi altrove. Il Palazzo della Signoria era già finito nel 1314, ma ci vollero altri due secoli perché l'interno raggiungesse l'aspetto odierno. Guardando in su, sotto la facciata, si prova un senso di vertigine, non perché l'altezza (m. 94) sia straordinaria, ma per l'eccezionale arditezza con cui la torre scatta verso l'alto fuori del piano della facciata; rara sintesi di eleganza e ruvida forza.

Sostate sotto la Loggia della Signoria (1381) le cui arcate a tutto sesto dimostrano quanto lo spirito rinascimentale fosse già maturo negli architetti fiorentini un secolo prima. Benvenuto Cellini vi ha lasciato un capolavoro, il Perseo, con le quattro statuette del basamento forse ancor più perfette della stessa statua. Superando una copia del David di Michelangelo, entrate nel palazzo: il cortile a sinistra è rimasto com'era nel Trecento, ma tutto il resto è stato trasformato nei secoli successivi, quando il palazzo, da sede di una repubblica cittadina divenne dimora di sovrani. Michelozzo costruì il primo cortile nel 1453, il Tadda vi fece la fontana, il Verrocchio la decorò col suo Putto di bronzo: un secolo dopo, non sapendo come arricchire ancora il cortile, aggiunsero le decorazioni in stucco alle colonne. Questo accumulo di ricchezza continua nei piani superiori. Ecco il vasto Salone del Cinquecento con le Battaglie dipinte dal Vasari e la statua del Genio della Vittoria, di Michelangelo; e poi, il raccolto Studiolo che lo stesso Vasari ideò per Francesco I, e che i suoi allievi trasformarono in un testo del sensuale manierismo fiorentino. In tutto il primo e nel secondo piano, agli appartamenti che Vasari e Bronzino prepararono per i Medici, si alternano logge e terrazze stupende, da cui contemplare Firenze.

Ridiscesi, entrate nel Piazzale degli Uffizi col nobile Palazzo che Giorgio Vasari, il grande sistematore urbanistico della Firenze rinascimentale, costruì per Cosimo II che vi voleva riunire la burocrazia dello Stato. Vi si riunì, invece, la più famosa Galleria d'arte del mondo.

Il vostro giro potrà riprendere da Piazza degli Uffizi e da qui, per il Lungarno, al Ponte Vecchio. Per via Porta Santa Maria, superando la Loggia del Mercato Nuovo, con banchi di fiorai e d'artigianato, raggiungete, in via Porta Rossa, l'alta mole in laterizio di Palazzo Davanzati, dimora trecentesca con la loggia del secolo successivo. Tornate indietro a via Capaccio, per vedere il Palazzo dei Capitani di parte guelfa, del secolo XIV, cui il Brunelleschi modificò la facciata e il Vasari aggiunse la graziosa Loggia. Poi inoltratevi nel suggestivo ambiente medioevale di Borgo Santi Apostoli, dove gli alti edifici in pietra e i suggestivi vicoli creano un'atmosfera indimenticabile. Dopo la Chiesa dei SS. Apostoli, fiancheggiando la mole massiccia del Palazzo Spini Ferroni, entrate in Piazza Santa Trinità: questa, come l'armonioso Ponte cui dà accesso, prende il nome dalla Chiesa di Santa Trinità, cominciata da Nicola Pisano (1258) con facciata cinquecentesca del Buontalenti. L'interno è uno dei primi esempi di gotico italiano, mistico e solenne. Nelle cappelle importanti sculture di Giuliano da Sangallo, Desiderio da Settignano, Benedetto da Maiano. Nella cappella Sassetti affreschi del Ghirlandaio, e il capolavoro dello stesso pittore: la festosa Adorazione dei Pastori. Dopo aver ammirato l'alto Palazzo Bertolini-Salimbeni entrate nel più bello dei Lungarni, quello che prende nome dal Palazzo Corsini, uno dei pochi esempi barocchi a Firenze. Nell'interno la privata Galleria Corsini con importanti opere, fra cui una Madonna di Filippo Lippi, una di Luca Signorelli e il cartone per il ritratto di Giulio II, di Raffaello. II vostro giro fra l'edilizia privata dell'antica Firenze può terminare col vicino Palazzo Rucellai (1451) e, infine, con lo splendido Palazzo Strozzi iniziato da Benedetto da Maiano.

Ma le possibilità di visita, a Firenze, sono infinite. Potrete anche decidere di intraprendere un altro itinerario, declinato in nome degli antichi etruschi. Vi recherete a Piazza della SS. Annunziata, in cui si respira, intatta, la nobile calma del giovane Rinascimento. Cominciata nel Duecento, la chiesa fu rimaneggiata da Michelozzo e Antonio da Sangallo: l'atrio conserva squisiti affreschi di Andrea del Castagno, Pontormo, Franciabigio e Alessio Baldovinetti. Nell'interno, barocco, affreschi e quadri del Perugino, del Bronzino, e le Tombe di Benvenuto Cellini, Andrea del Sarto e del Pontormo. Di fianco alla Chiesa, il bell'Ospedale degli Innocenti, del Brunelleschi, nel cui refettorio si conservano la lieta Epifania del Ghirlandaio e una Madonna di Piero di Cosimo. In faccia all'Ospedale, il Museo Archeologico; dirigetevi al Museo Topografico dell'Etruria, con le testimonianze, ordinate secondo i luoghi di provenienza, di alcune città etrusche: Orvieto, Chiusi, Tuscania, Tarquinia. L'Antiquarium è ricco di famose sculture etrusche e greche: il Sarcofago di Larthia Seianti (II sec. a. C.) con la maestosa figura di donna che si abbiglia per il viaggio nell'oltretomba, la statua dell'Arringatore (III sec.) e la favolosa Chimera bronzea (V sec.) trovata ad Arezzo nel 1555. Dal mondo etrusco ed ellenico passate ora, con un salto di venti secoli, al mondo mistico del Beato Angelico, nel vicino Convento di San Marco dove il frate domenicano, in otto anni (1437-1445) affrescò uno dei più prodigiosi cicli della pittura di tutti i tempi. In San Marco sono stati radunati anche i più importanti dipinti su tavola dell'Angelico esistenti a Firenze. Da San Marco passate al Cenacolo di Santa Apollonia, per ammirarvi il rude e forte Cenacolo di Andrea del Castagno, e i vigorosi ritratti di uomini illustri, dello stesso pittore. Nella vicina via Ricasoli, e la Galleria dell'Accademia, con numerosi dipinti, celebre soprattutto per le statue di Michelangelo: il David, opera della giovinezza matura e i dolorosi abbozzi dei Prigioni per l'incompiuta tomba di Giulio II. Ancora Michelangelo vi aspetta nella vicina Sacrestia Nuova di San Lorenzo, con le Tombe di Lorenzo e Giuliano de' Medici. Guardate prima il luminoso interno di San Lorenzo, la raccolta Sacrestia Vecchia, opere del Brunelleschi; e poi, passate all'ambiente michelangiolesco, e vi rendete conto che, nei neppur cento anni di intervallo, è nato un mondo nuovo. Le relazioni fra architettura e scultura sono poste in termini nuovi. C'e una scultura architettonica in cui si compongono delle figure: le tombe non sono più appoggiate ai muri, ma vi sono integrate; le statue, a loro volta, diventano parte essenziale delle tombe: e insieme, struttura e statuaria, esprimono possenti allegorie, dove concezioni pagane e cristiane parlano delle stesse verità eterne: sulla vita, sulla morte, sull'aldilà.

Nello stesso complesso monumentale, Michelangelo realizzò anche la Biblioteca Laurenziana, prima biblioteca civile con destinazione pubblica. Visitate ora il Palazzo Medici-Riccardi, col Museo mediceo e l'affascinante affresco del Corteo dei Re Magi dipinto nella Cappella da Benozzo Gozzoli (1459). Per via del Giglio, si va alla Chiesa di Santa Maria Novella, cominciata (1278) dai Domenicani e completata da Leon Battista Alberti (1470) con le grandi volte laterali, che qui compaiono per la prima volta. La chiesa è gremita di opere d'arte: il Crocifisso giottesco, nella Sacrestia, gli affreschi del Lippi, il Giudizio Universale degli Orcagna, le tombe scolpite da Rossellino, Ghiberti, Benedetto da Maiano: ma, soprattutto, ammirerete la potente Trinità di Masaccio ventiseienne, pagina decisiva nella storia della pittura italiana; gli affreschi di Paolo Uccello nel Chiostro Verde, la cui danza dallo sfrenato ritmo bacchico sembra far rivivere lo spirito della pittura etrusca; e il grande discorso decorativo dipinto nell'abside da Domenico Ghirlandaio, per cui le storie sacre diventano sontuosi pretesti per raccontare la vita della ricca borghesia fiorentina del Quattrocento.

Per Borgognissanti, piena di botteghe d'antiquari, potrete poi raggiungere la Chiesa d'Ognissanti che custodisce, oltre alla tomba del pittore, un notevole affresco del Botticelli, Sant'Agostino di fronte a questo, il San Girolamo, del Ghirlandaio, che dipinse anche il Cenacolo nel refettorio. Dopo il Lungarno e il Ponte Vespucci, giungiamo, oltre l'Arno, alla Chiesa di San Frediano, e di qui al Carmine, della fine del Duecento, distrutta nel sec. XVIII da un incendio, da cui si salvò, tuttavia, la Cappella Brancacci, uno dei santuari della pittura italiana, gigantesca opera di Masaccio (1401-1428) che segnò la completa liberazione della forma pittorica, l'esplosione irruente e geniale del Rinascimento: da Botticelli e Leonardo, a Michelangelo, tutti i grandi artisti delle generazioni successive meditarono e studiarono qui, davanti all'opera del rinnovatore della pittura, morto a ventisette anni.

Per via Santa Monica e via Sant'Agostino, potrete raggiungere Santo Spirito, uno dei vertici dell'architettura del Brunelleschi (1446) e poi la fiera mole di Palazzo Pitti, disegnato anch'esso dal Brunelleschi e ampliato nei secoli successivi. Qui si apre l'altra grande pinacoteca fiorentina, la Galleria Palatina.

Dal ponte alle Grazie potrete visitare, sulle due opposte sponde dell'Arno, le collezioni d'arte che due privati, l'antiquario Bordini e lo scrittore inglese H. P. Horne lasciarono alla città: nel Museo Bardini prevale la scultura (opere di Donatello, Pollaiolo, Michelozzo, Andrea della Robbia); nel Museo Horne, la pittura (dipinti di Simone Martini, Lorenzo di Credi, Lippi, Sassetta e oggetti di arti decorative).

Per via dei Benci giungerete alla grande piazza con la Chiesa di Santa Croce (1294) dall'interno gotico di possente sobrietà, gremito di opere d'arte: affreschi di Giotto, Taddeo e Agnolo Gaddi, Maso di Banco; sculture di Donatello, Rossellino (la mirabile Tomba di Leonardo Bruni) e Canova. Santa Croce è il Pantheon nazionale italiano, perché vi sono sepolti Michelangelo, Machiavelli, Galileo, Vittorio Alfieri, Foscolo. A destra della Chiesa, sul Chiostro trecentesco, si affaccia la Cappella Pazzi, un gioiello del Brunelleschi (1446). Usciti da Santa Croce, guardate l'estrosa facciata dipinta del Palazzo dell'Ancella e raggiungete, in via Ghibellina, la Casa Buonarroti, che fu di Michelangelo, oggi Museo di opere giovanili, ritratti, manoscritti e disegni michelangioleschi. Percorrendo via Ghibellina giungete al Palazzo del Bargello, dove ha sede il Museo Nazionale, eccezionale raccolta di scultura (Michelangelo, Donatello, Verrocchio, Ghiberti) maioliche, affreschi, miniature e bronzi.

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